La signora Elisabetta ci ha insegnato a fare una ricetta tipica della cucina calabra: la fileja o fileda.
Si tratta di una pasta fresca che si ricavata con un semplice composto di acqua e farina. La forma di questa pasta è allungata e a turacciolo, lunga circa 8-10 cm, la superficie è ruvida, tipica della pasta fresca lavorata a mano, che permette al sugo di legarsi perfettamente alla pasta.
La forma si ottiene con un bastoncino di pochi millimetri di spessore, l’anima di una pianta comune in questa regione chiamata Gutumara o Sparto: il dinacu o dinaculu.
L’impasto di farina ed acqua viene diviso in pezzi, si ricavano dei rotolini che poi vengono avvolti su questo sottile bastoncino per creare la caratteristica forma a molla.
La signora Elisabetta ci ha insegnato a fare una ricetta tipica della cucina calabra: la fileja o fileda.
Si tratta di una pasta fresca che si ricavata con un semplice composto di acqua e farina. La forma di questa pasta è allungata e a turacciolo, lunga circa 8-10 cm, la superficie è ruvida, tipica della pasta fresca lavorata a mano, che permette al sugo di legarsi perfettamente alla pasta.
La forma si ottiene con un bastoncino di pochi millimetri di spessore, l’anima di una pianta comune in questa regione chiamata Gutumara o Sparto: il dinacu o dinaculu.
L’impasto di farina ed acqua viene diviso in pezzi, si ricavano dei rotolini che poi vengono avvolti su questo sottile bastoncino per creare la caratteristica forma a molla.